
Nel 2005, a seguito di un incidente stradale, una ragazza di 21 anni cadde in stato vegetativo permanente..
Nel luglio del 2007 un equipe di neurochirurghi torinesi sottoposero la ragazza ad un operazione nella quale le impiantarono un pacemaker nel cervello in grado di trasmettere impulsi elettromagnetici e in grado, così, di ridarle la "vita".
Oggi, dopo 20 mesi dall'operazione, la ragazza è in stato "minimamente conscio", ossia è in grado di mangiare, deglutire, se sostenuta mantiene la posizione eretta ed è in grado di rispondere a semplici comandi come quello di alzare un braccio.
Questo è il primo caso di risveglio da uno stato vegetativo e l' equipe di medici afferma che è possibile adottare questa tecnica anche in altri casi simili ridando la "vita" a persone che non l' avevano persa tempo prima.
Ma le domande sono due:
- Riuscire a deglutire, mangiare e stare in piedi solo se aiutati significa vivere?
- E' il caso di provare a fare certe operazioni pur sapendo che la persona non sarà mai più in grado di vivere autonomamente?
A mio parere no..
Vivere significa fare le proprie scelte, significa vivere autonomamente, significa essere liberi di fare ciò che si vuole quando si vuole..
Fonti:
Repubblica.it,
Corriere.it